12 mesi per cambiare mentalità

L'esperienza di IBM nel campo della tracciabilità, dell'oil&gas e dell'industria alimentare

30 mar 2017

l.a.

Articolo pubblicato su L'Industria Meccanica n. 707

La quarta rivoluzione industriale è stato il tema della 46esima assemblea annuale del World Economic Forum, che si è appena conclusa a Davos in Svizzera. L'Italia vanta la seconda manifattura a livello europeo e la quinta a livello mondiale. Non può perdere l'opportunità dell'Industria 4.0. Secondo Ibm, «il momento è ora perché alcune condizioni sono irripetibili», come ha ripetuto durante una conferenza stampa su Industria 4.0 Enrico Cereda, amministratore delegato di Ibm Italia. Il cosiddetto "Piano Calenda", dal nome del ministro dello Sviluppo economico, prevede 13 miliardi di euro di investimento per il 4.0 in scadenza a fine 2017, così come il quantitative easing, un'agevolazione fortemente voluta da Mario Draghi, presidente Bce. «Sembra la tempesta perfetta», come ripete Ibm. Sono spinte convergenti che creano condizioni abilitanti. Si può esemplificare il concetto rivoluzionario del 4.0 in diffusione, accessibilità, integrazione e interconnessione dei dati. Oggi si dispone di tecnologie intelligenti e artificiali che possano lavorare sui big data. Ibm annuncia: «siamo pronti ad aiutare le aziende italiane all'applicazione immediata sui prodotti e impianti». Al fianco del colosso, una costellazione di partner che diventano «buoni compagni di viaggio», come li definisce Cereda.

Il fattore competitivo: produzione customizzata
Non è solo un programma ma in alcune zone d'Italia è già una case history. Ibm ha traghettato già alcune aziende nello sviluppo del 4.0: una Pmi del settore alimentare nel nord est del paese, alcune imprese del mercato oil&gas, un produttore di macchinari per le sigarette in Emilia Romagna o ancora di tonno, prodotto la cui tracciabilità è fattore essenziale. Gli imprenditori guadagnano di poter controllare l'avanzamento della produzione da remoto, verificarne e manovrare i sistemi di sicurezza, gli accessi. E soprattutto, poter prevedere i guasti senza aspettare di doverli subire, con un risparmio di tempo e di costo che oggi la trasformazione digitale sta tracciando. Sono realtà che hanno registrato un aumento della produttività. La percentuale non è ancora significativa ma la sua presenza è sostanziale. Oggi Ibm ha calcolato che nel parco aziendale italiano, solamente il 7% vanta un'intelligenza cognitiva strutturata, la gran parte della conoscenza aziendale è rimasta manuale. «La capacità di trarre conoscenza da informazioni di tipo non strutturato è un elemento di innovazione forte e accessibile per il mondo manifatturiero». Ibm conta seimila clienti in tutto il mondo per il tema del 4.0. In Italia la multinazionale ha mosso i primi passi dopo l'annuncio a fine settembre del ministro Calenda, che può non rimanere una possibilità sulla carta. Ibm suggerisce un'architettura di riferimento nelle vesti di un'integrazione sia verticale che orizzontale di anelli della fabbrica dal settore Ricerca e sviluppo fino al cliente finale. Le tecnologie per poter ottenere vantaggi dal 4.0 sono scalabili. Al servizio di quella tecnologia soccorre gli imprenditori anche la rivoluzione culturale. Un roadshow di Ibm per entrare in contatto con il territorio sarà utile a ricordare agli imprenditori che ci sono solo 12 mesi per poter cambiare mentalità. «Oggi se ne avverte l'esigenza ma non si vede ancora il come». Il fattore competitivo è quello della produzione customizzata, «un mondo dell'artigianato industrializzato che configura il prodotto per quello specifico cliente», insomma, il 4.0.

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