Dal Governo meno contributi all'UNI? Orgalime: la normazione è strategica per l'industria

Il Governo italiano vuole diminuire i contributi all'UNI. Forse non è chiaro il suo valore. Ne discutono oggi a Roma Giorgio Squinzi e Sandro Bonomi al convegno organizzato da UNI.

10 nov 2015

Laura Aldorisio

Il Governo italiano vuole diminuire i contributi all'UNI. Forse non è chiaro il suo valore. Ne discutono oggi a Roma il Presidente Giorgio Squinzi e il Presidente di Orgalime, Sandro Bonomi, già past President di ANIMA, al convegno organizzato da UNI "Quale ruolo per la normazione tecnica volontaria nella politica economica nazionale?".

Sandro Bonomi, Presidente Orgalime, ha il polso dell'industria manifatturiera europea a nome della quale parla a chiare lettere. Secondo le stime di Orgalime, "l'industria europea nel suo complesso investe più di un miliardo di euro l'anno nella normazione tecnica. Questo dato dimostra quanto la normazione tecnica sia strategica per l'industria nel suo complesso".

La Normazione è il quoziente di competitività che favorisce la sicurezza, l'interoperabilità e gli scambi commerciali.

Pochi giorni fa, lo scorso 28 ottobre, la Commissione Europea ha pubblicato "Upgrading the Single Market: more opportunities for people and business" in cui riassume quali politiche la Commissione ritenga necessario implementare nei prossimi anni per rendere sempre più efficace il funzionamento del Mercato Unico dei beni e dei servizi in Europa. Tra gli strumenti individuati per raggiungere l'obiettivo, il primo in ordine d'importanza è il rafforzamento del sistema di normazione.

Le aziende italiane che competono sui mercati mondiali sanno bene che le norme sono il "linguaggio comune" tra i partner commerciali a garanzia della qualità dei prodotti perché abbassano le barriere protezionistiche, riducono i costi di produzione permettendo economie di scala e abbattono i costo delle transazioni. "La normazione può sostenere il Made In Italy e salvaguardare le imprese dal grande rischio della contraffazione, attraverso la qualificazione delle competenze delle aziende e la certificazione della qualità dei prodotti italiani", secondo Bonomi. I dati parlano chiaro: la Germania è il primo paese al mondo come numero di segreterie di comitati tecnici ISO gestiti dal proprio ente normatore nazionale. Tra i paesi europei l'Italia è sesta, preceduta anche da Francia, Inghilterra, Svezia, Olanda. In ambito CEN, seppur in crescita, l'Italia è solo quinta, preceduta da Germania, Francia, Inghilterra e Olanda.

Questa sfida diventa ancora più rilevante in questa fase storica di grandi cambiamenti nel contesto internazionale, un esempio su tutti è il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), ovvero il libero accordo commerciale attualmente in fase di negoziato tra Unione Europea e Stati Uniti. E' innegabile che tra le tante opportunità il TTIP presenti anche dei rischi per il sistema di normazione europeo, che potrebbe essere messo in discussione nei suoi principi cardine.

Esiste, una profonda differenza di base tra il sistema UE e quello degli Stati Uniti: se l'approccio europeo è basato su un modello di "norma unica", valida in 33 Paesi, con il ritiro di tutte quelle in contrasto, il sistema USA è basato sul modello di "norma multipla" e di un rapporto diverso con la Legislazione.
Visto il ruolo giocato dalla normativa nel commercio estero e nella conquista di nuovi mercati, è fondamentale, a sostegno degli interessi della nostra economia, da un lato che il sistema europeo di normazione sia salvaguardato, dall'altro che l'Italia sia sempre più in grado di incidere sull'attività normativa internazionale avanzando le proprie istanze.

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