La gestione dei RAEE fuori dall'Italia

La direttiva europea 2012/19/ UE regolamenta a livello comunitario la gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee).

21 giu 2018

Carlo Fumagalli

Intervista a Giuliano Maddalena.

Articolo pubblicato su L'Industria Meccanica n. 715.

Con la direttiva originaria, l'essere stabiliti in uno Stato membro era condizione necessaria per adempiere agli obblighi previsti dai recepimenti nazionali della direttiva Raee. Ma non tutte le Pmi hanno nei mercati in cui operano strutture dedicate o personale specializzato. Cosa è cambiato?

Innanzitutto con la nuova direttiva è data la possibilità a chi produce in un altro stato membro di nominare un rappresentante autorizzato in ogni paese in cui esporta. Uno dei punti fondanti, infatti, è l'identificazione del soggetto tenuto ad adempiere gli obblighi connessi alla direttiva stessa: il cosiddetto Produttore Raee.

Le sue responsabilità sono: registrazione e reporting delle apparecchiature immesse sui singoli mercati, iscrizione ad uno dei sistemi collettivi (consorzi), finanziamento delle corrette attività di raccolta e trattamento.

La prima cosa da fare, insomma, è individuare questa figura. Ma quali soggetti sono definiti come "produttori" secondo la nuova normativa?

La definizione di produttore è ampia. Include (a prescindere dalla modalità di vendita adottata, ed inclusa la vendita a distanza) chi, stabilito in uno Stato membro, commercializza Aee apponendovi il proprio nome o marchio di fabbrica, nel territorio di detto stato membro; chi, stabilito in uno stato membro, immette sul mercato di tale stato membro, nell'ambito di un'attività professionale, apparecchiature di un paese terzo o di un altro stato membro (importatore); chi vende apparecchiature mediante tecniche di comunicazione a distanza direttamente a nuclei domestici o a utilizzatori diversi dai nuclei domestici, in uno stato membro, stabilito in un altro stato membro o in un paese terzo.

Quindi questa opportunità è un'alternativa per le aziende che vendono su mercati europei senza avere una struttura organizzativa nel paese di esportazione?

Sì. E non solo. È anche un'importante leva commerciale che può essere sfruttata sul canale distributivo: in assenza di un rappresentante autorizzato è infatti l'importatore a doversi assumere l'onere di compliance con i dettami della direttiva Raee.
Ma l'individuazione di un rappresentante autorizzato può esentare l'importatore da tali obblighi e in questo modo l'azienda italiana che esporta (senza avere una struttura operativa nello Stato membro) non risulta penalizzata rispetto a concorrenti nazionali o aziende con struttura operativa.
È bene ricordare che, se alcuni adempimenti sono puramente amministrativi, altri sono legati alle attività di raccolta e trattamento dei rifiuti: è quindi fondamentale un expertise nazionale che assicuri non solo una corretta filiera di recupero ma anche il raggiungimento degli obiettivi di recupero fissati, e garantisca completa tracciabilità della filiera.


Come può organizzarsi una Pmi per adempiere agli obblighi della direttiva Raee?
I Consorzi Ecoped e Ridomus hanno sviluppato un servizio dedicato, scalabile e personalizzabile per i produttori italiani: dopo averci incaricati, per determinate nazioni di interesse, è sufficiente fornirci i dati di immesso, al resto pensiamo noi. L'idea è stata quella di non creare un'unica struttura pan-europea (che avrebbe avuto costi di mantenimento tipici delle strutture internazionali), né di dare vita a partnership fisse con un singolo consorzio in ogni paese.

Abbiamo invece scelto di adottare lo stile delle grandi multinazionali che, in ogni Stato, analizzano le specifiche modalità di recepimento, valutano e confrontano i diversi Sistemi Collettivi disponibili, talvolta effettuando benchmarking bi-annuali al fine di revisionare la strategia, e infine scelgono quello che, nell'insieme, risulta migliore rispetto alle loro esigenze e tipologia di prodotto immesso sul mercato.
Non esiste infatti un sistema collettivo migliore in assoluto, ma esiste il sistema collettivo che meglio si adatta alle esigenze di ogni singola azienda in ogni nazione.


Che tipo di personalizzazione può essere sviluppata in questo approccio?
Il livello di personalizzazione garantisce nel tempo, a ogni socio che decida di avvalersi del servizio, la soluzione più adatta alle specifiche esigenze e lo pone nella condizione di revisionare e valutare nel tempo eventuali cambi che dovessero rendersi necessari.
Questo servizio si chiama We&Eu, ed è disponibile dal 2018. Ecoped e Ridomus hanno stretto accordi con rappresentanti autorizzati nei diversi stati membri.
Quando viene scelto un sistema collettivo in un altro stato membro non viene valutato solo l'aspetto economico (stiamo parlando di rifiuti), ma viene in particolare valutata la capacità del sistema collettivo di tracciare e qualificare tutta la filiera cercando standard il più possibile uguali a quelli utilizzati da noi con il modello di gestione dei Rae Eco-Guard. L'azienda può quindi trovare, per nostro tramite, lo stesso livello di competenza e competitività che ci impegniamo a garantire in Italia da oltre 10 anni.

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