Le incerte conseguenze della Brexit

Sace ipotizza una contrazione del 3-7% per l'export italiano nel Regno Unito

11 ott 2016

l.a.

Brexit: una grande incognita. Secondo Sace, servizi assicurativi del credito per aziende e banche, 22,5 miliardi di euro è la cifra delle esportazioni italiane verso il Regno Unito nel 2015, di cui il 16,8% è appannaggio della meccanica strumentale e, in particolare, di pompe e compressori, macchine per sollevamento e movimentazione, rubinetti e valvole, impianti di refrigerazione e ventilazione. Previsioni?
Non è possibile dire ora se la sterlina si svaluterà e di quanto nel medio-lungo termine, né se il potere d'acquisto dei britannici diminuirà e, quindi, caleranno gli investimenti.

Per ora ipotesi e studi

Sace, basandosi su uno scenario macroeconomico proposto da Oxford Economics, ipotizza per il 2017 una contrazione del 3-7% per l'export italiano verso il Regno Unito. Sarebbero meccanica strumentale e mezzi di trasporto a subirne gli effetti maggiori, con una contrazione che potrebbe superare il 10%.
Secondo Marco Fortis, Vice Presidente della Fondazione Edison, fare previsioni è complicato, ma le Pmi italiane si possono preparare a reagire a questa incertezza rafforzandosi in crescita dimensionale, internazionalizzazione, ricerca e innovazione.
Ecco i dettagli riguardo alcune delle merceologie interessate. Secondo l'Ufficio Studi Anima nel 2015 il Regno Unito ha importato valvole e rubinetti italiani per un valore di 219 milioni di euro. L'Italia è il quarto partner commerciale del Regno Unito dopo Cina (382 milioni di euro), Germania e Usa (316 milioni di euro). Si potrebbe indovinare tra le conseguenze della Brexit una crescita della quota di mercato in Uk dei paesi non Ue. Un caso interessante da valutare è quello delle importazioni nel Regno Unito di turbine a gas. Si tratta di un mercato nettamente presidiato dagli Usa, che nel 2015 hanno esportato in Uk un valore di 8.632 milioni di euro, il 62% del totale delle importazioni del Regno Unito per questo tipo di prodotto.
L'Italia non è sul podio, ma occupa il dodicesimo posto come importatore in Uk. Considerato il valore esportato, pari a 165 milioni di euro, il settore delle turbine a gas è il secondo per ordine di importanza
tra i settori rappresentati da Anima che esportano nel Regno Unito. Ci si chiede se Brexit possa mettere in serio pericolo le quote di mercato dei paesi Ue. 131 milioni di euro di apparecchiature italiane per impianti termici è la cifra acquistata dalla Gran Bretagna nel 2015. L'Italia assurge così a terzo partner commerciale del Regno Unito. Germania, Turchia e Italia insieme coprono quasi il 50% dell'import in Uk. Turchia e Cina, fuori dalla Ue, sono già detentori di buone quote di mercato da tenere sotto osservazione. Vediamo la situazione non solo dal punto di vista del Regno Unito ma dalla sponda italiana. L'Italia è il terzo paese export per il Regno Unito, ma per l'Italia gli Uk sono il secondo mercato di destinazione a livello globale di impianti termici ed apparecchiature. Secondo l'Ufficio studi Anima, il primo paese export del settore è la Francia, con 146 milioni di euro. A seguire il Regno Unito con circa 98 milioni di euro di prodotti, di cui il 71% sono caldaie, il 13% bruciatori, l'11% radiatori. Il resto della torta è suddiviso tra apparecchi di diversa natura.

Imprenditori sul campo
Se non è possibile fare previsioni, è d'obbligo tastare il polso dell'economia reale. Cosa stanno vivendo le imprese direttamente interessate? Tra i comparti coinvolti, anche se in misura minore, gli articoli casalinghi italiani. Erik Mori, sales manager di Eme Posaterie Srl, dice «Esportiamo normalmente in Uk e, dopo l'esito della Brexit, non abbiamo riscontrato per il momento nessun tipo di cambiamento né in termini di volumi né di pagamenti».
Piero Rusconi, Presidente di Ecofast Srl che produce tecnologie ambientali, racconta che «sono attivi due rapporti con l'Inghilterra, da una parte importiamo alcuni componenti, e potremmo avere un vantaggio se la sterlina si deprezzasse, dall'altra esportiamo e non sarebbe favorevole una svalutazione.
Ad oggi possiamo dire, però, che per i documenti di accompagnamento del prodotto non è cambiato nulla».

L'articolo è stato pubblicato sul n.705 di L'Industria Meccanica

Industria varia, Economia, brexit