Meno ostacoli al commercio, l'UE dice no al protezionismo

In tutto il mondo si registrano 372 ostacoli agli scambi, con un aumento del 10% nel 2016.

28 giu 2017

l.a.

In tutto il mondo si registrano 372 ostacoli agli scambi, con un aumento del 10% nel 2016.


Gli esportatori europei hanno segnalato un aumento del 10% nel solo 2016 del numero degli ostacoli agli scambi incontrati nella loro attività. Alla fine dello scorso anno si registravano 372 ostacoli agli scambi in oltre 50 destinazioni commerciali nel mondo. I 36 ostacoli introdotti nel 2016 potrebbero avere ripercussioni su esportazioni dell'UE il cui valore ammonta attualmente a circa 27 miliardi di EUR.
La relazione sugli ostacoli al commercio e agli investimenti pubblicata oggi dalla Commissione europea evidenzia che quest'ultima, grazie alla sua efficace strategia di accesso ai mercati, è riuscita lo scorso anno a eliminare ben 20 diversi ostacoli che frenavano le esportazioni europee.
Cecilia Malmström, Commissaria europea responsabile per il Commercio, ha dichiarato a proposito della relazione: "Assistiamo al diffondersi del flagello del protezionismo, che colpisce le imprese europee e i loro lavoratori. È preoccupante che siano i paesi del G20 ad applicare il maggior numero di ostacoli agli scambi. Nel prossimo vertice del G20 ad Amburgo l'UE solleciterà i leader a uniformare i comportamenti alle dichiarazioni e a opporsi al protezionismo. L'Europa non resterà a guardare e non esiterà a impiegare gli strumenti disponibili nei confronti dei paesi che non rispetteranno le regole."
La relazione sugli ostacoli al commercio e agli investimenti è pubblicata ogni anno dall'inizio della crisi economica del 2008. L'edizione di quest'anno è totalmente incentrata sulle denunce effettivamente presentate alla Commissione da imprese europee. Le denunce riguardano un'ampia gamma di prodotti in tutti i settori, dalle industrie agroalimentari alla cantieristica.
Tra i paesi che hanno istituito il maggior numero di ostacoli all'importazione spiccano alcuni membri del G20: Russia, Brasile, Cina e India guidano la classifica. Russia e India sono anche i paesi che hanno introdotto la maggior parte delle nuove misure protezionistiche segnalate nel 2016; seguono Svizzera, Cina, Algeria ed Egitto.
La Commissione difende con vigore le imprese europee dall'intensificarsi delle tendenze protezionistiche. Nel 2016 il suo impegno si è tradotto in risultati tangibili. La Commissione è riuscita a ripristinare condizioni commerciali normali in 20 diversi casi che interessavano esportazioni UE del valore di 4,2 miliardi di EUR. Corea del Sud, Cina, Israele e Ucraina guidano la classifica dei paesi di cui l'UE ha contrastato con successo gli ostacoli agli scambi.
Ad aver tratto il maggior beneficio dai recenti interventi dell'UE sono stati l'industria alimentare e delle bevande e i settori automobilistico e dei cosmetici. Ad esempio, a seguito dell'azione dell'UE, la Cina ha sospeso gli obblighi in materia di etichettatura che altrimenti si ripercuoterebbero negativamente sulle esportazioni di prodotti cosmetici dell'UE il cui valore ammonta a 680 milioni di EUR; la Corea ha accettato di allineare le sue norme relative alle dimensioni dei sedili delle automobili a quelle internazionali e Israele ha consentito a imprese di tutta l'Unione di chiedere l'autorizzazione a immettere in commercio e a esportare i loro prodotti farmaceutici.
Tutto ciò è stato possibile grazie all'efficace cooperazione tra la Commissione, gli Stati membri dell'UE e i rappresentanti delle imprese europee nel quadro della strategia di accesso ai mercati dell'UE e grazie al miglioramento delle relazioni con i partner commerciali nell'ambito degli accordi di commerciali recentemente conclusi dall'UE.
La strategia di accesso ai mercati costituisce un elemento essenziale dell'impegno con il quale l'UE punta a creare le migliori condizioni possibili per le esportazioni delle imprese europee in tutto il mondo e a garantire un'applicazione efficace delle norme del commercio internazionale.
Le misure di cui si occupa la relazione non sono le misure di difesa commerciale. I dazi antidumping e antisovvenzioni, istituiti sulla base di disposizioni dell'OMC, sono strumenti che servono a ripristinare condizioni di scambio eque. L'UE e molti dei suoi partner commerciali se ne avvalgono per garantire condizioni di parità.

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