Non solo Oil&Gas: i consigli per investire in Iran

Intervista a Manuchehr Babaiyan, presidente di IB market

11 apr 2016

Carlo Fumagalli

Intervista a Manuchehr Babaiyan, presidente di IB market

«Se immaginiamo 4 colonne che sorreggono l'economia industriale del paese, tre di queste sono costituite dall'attività petrolifera. Ma la quarta colonna è altrettanto imponente». Manuchehr Babaiyan, presidente della società di consulenza Ib Market, si occupa di servizi di commercio internazionale con importanti industrie private in Iran. Racconta come le aziende della meccanica italiana possono orientarsi in un Iran appena riaperto all'occidente.

Oil&Gas a parte, qual è il settore industriale più richiesto oggi in Iran?

Nelle città iraniane girano ancora automobili del 1900. Di fatto circa il 70% del parco auto in circolazione deve essere sostituito, per cui vedo una grande richiesta per il settore automotive. E lo stesso vale per i trasporti, dovranno essere acquistati moltissimi camion di alta velocità per il trasporto su quattro ruote e gli autobus di nuova generazione nei prossimi tempi.

Si tratta di un'opportunità di vendita o anche di produzione in loco?

È praticamente obbligatorio essere presenti in loco. Provate a spedire un'auto, magari di lusso, in Iran: costerà il 100% in più solo di tasse doganali. Ma se l'auto arriva smontata, e con una linea di montaggio Skd ci si occupa in Iran dell'assemblaggio dei singoli pezzi…

… Allora il mercato si fa più interessante.

Certamente. Anzi, lo Stato dà grandi agevolazioni. In particolare incentivando ad acquistare dai primi giunti in Iran per un determinato tipo di business. In Iran, se si individua un'area con delle potenzialità, è bene arrivare per primi.

Oltre all'automotive quale altro settore va considerato?

Tutto ciò che è legato a cave e miniere. L'Iran essendo un altopiano, ha riserve pazzesche (soprattutto di rame e zinco NdR). E servono investitori: se una compagnia ritiene interessante un determinato suolo, lo Stato oggi concede l'utilizzo del terreno a titolo gratuito. Purché si estragga minerale, lo si raffini, e si lasci secondo il tipo di prodotto, il 50% del prodotto in Iran. Il resto può essere esportato.

Il 50% è una grossa fetta da lasciare allo Stato.

Ma è un business sicuro al 99%. Durante gli anni di Mahmud Ahmadinejad, operatori cinesi hanno investito molto, ed esportato quasi il 20% del ferro iraniano sotto forma di semplici pietre. Per questo oggi l'Iran investe per avere del minerale raffinato.

Un terzo settore su cui puntare?

Sicuramente il mondo medicale. Un dato su tutti: si è parlato di 100 mila posti letto nei prossimi 5 anni da realizzare, e includendo anche quelli da sostituire si parla di circa 2 milioni di letti ospedalieri da installare nei prossimi anni. Lo sviluppo non manca, anche perché il mese scorso un gruppo investitori Italiani hanno firmato con il nostro Governo per 5 ospedali da realizzare con un totale di 1500 letti.

I tentativi di privatizzare l'economia iraniana al tempo di Mohammad Khatami non sono stati un successo. Questo può creare problemi per attrarre investimenti stranieri?

Assolutamente no, in quanto il governo chiede oggi la partecipazione delle aziende straniere nella realizzazione dei impianti industriali anche in piccola percentuale, in quanto ci si assicura investimento effettuato. Dai tempi di Khatami ad oggi abbiamo oltre 70 miliardi di dollari investiti su aziende Iraniane per industralizzazione del Iran, senza rientro del investimento. È importante sapere che in iran, perché ci sia la partecipazione di un'azienda straniera ad un progetto, lo Stato chiede di partecipare per almeno il 20% prima di finanziare il progetto.

Ritiene che siano necessarie riforme strutturali perché l'Iran sfrutti al meglio le sue potenzialità?

Il parlamento sta lavorando su questo tema. A mio avviso sono necessarie tutele geopolitiche per uno straniero che decide di investire in Iran al 100%. E la Sace ha già firmato accordi con banche private iraniane proprio per migliorare le opportunità degli investitori italiani.

E per chi investe insieme a un partner iraniano e ha bisogno di un finanziamento per trasferire i macchinari necessari?

In questo caso è bene tener presente che il soggetto iraniano deve avere il 51% della quota per poter prendere il finanziamento sopra citato. E per evitare rischi sarà utile lavorare sulla reciprocità dei contratti fra Iran ed Europa. Agli investitori dico: tutto dipende da chi è il vostro partner iraniano, è questa la fase più delicata. Da lì in poi, se il governo ritiene necessario investire su un determinato settore, iniziano gli affari.

L'intervista è stata pubblicata sul n.701 di gennaio/febbraio di L'Industria Meccanica

Industria varia, Economia, iran