Startup e intelligenza artificiale: Italia penultima nella top-20

Lo dice uno studio di Roland Berger e Asgard

10 set 2018

Startup attive nel settore dell'intelligenza artificiale: Italia diciannovesima su venti. Lo dice uno studio realizzato da Roland Berger e Asgard, che vede al primo posto gli Stati Uniti, seguiti da Cina e Israele. Uk al quarto posto, Francia settima e Germania all'ottavo posto. Fra i motivi della performance italiana – secondo gli autori della ricerca – l'assenza di una formazione in grado di fornire ai giovani gli strumenti necessari per affrontare al meglio i lavori del futuro.
Eppure a livello globale il settore è in continua crescita. Secondo lo studio Report "Forecast: The Business Value of Artificial Intelligence, Worldwide, 2017-2025" stilato da Gartner, alla fine di quest'anno sarà stato generato un giro d'affari da 1.200 miliardi di dollari a livello globale, con un incremento del 70% sul 2017.
Il parametro utilizzato per definire un'azienda di intelligenza artificiale è legato alla produzione di un prodotto o servizio primario che utilizza apprendimento automatico (machine learning), apprendimento profondo (deep learning, per esempio reti neurali), riconoscimento di immagini, elaborazione del linguaggio naturale o altra tecnologia. In particolare si possono distinguere aziende orientate alla ricerca e allo sviluppo di nuove forme di intelligenza artificiale, ma senza alcun mercato, clienti o modello di business; oppure startup in cui l'intelligenza artificiale si applica a un target market, sviluppa cioè prodotti per rispondere a esigenze specifiche.
L'accesso ai finanziamenti per le startup europee coinvolte in intelligenza artificiale è limitato: mediamente si osservano operazioni da 3 milioni di dollari in Francia e 2 milioni in Germania, contro i 10 milioni negli Stati Uniti e i 36 milioni in Cina. L'assenza di grandi aziende tecnologiche è un chiaro svantaggio nel finanziamento delle startup del settore. Nel 2016, l'Europa ha investito sei volte meno in intelligenza artificiale rispetto agli Stati Uniti. La Commissione europea – spiega lo studio di Roland Berger – ha proposto di investire 23 miliardi di euro all'anno in tutti i programmi di ricerca e innovazione.

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