Turchia ferma, Iran riparte. La visione di Pangborn sull'export

«Metà del nostro export – che vale il 70% del fatturato – è rivolto alla Cina, il 30% al Messico e il 20% alla Germania» spiega Renzo Boarino, Direttore Generale di Pangborn Europe, che produce impianti di granigliatura a turbina e ad aria compressa. I prossimi obiettivi? «Middle e Far East, dove ci sono paesi già maturi dal punto di vista industriale o in cui l'industria automobilistica sta investendo molto, come in Vietnam». Per quanto riguarda la Brexit «Siamo proprietari di un'azienda inglese metalmeccanica (SES) , che non ne ha risentito pur lavorando molto con i Paesi nordici. Qualora diventasse realtà, neppure il TTIP avrebbe grandi ripercussioni. Questo perché lavoriamo su macchine speciali: le richieste dei clienti, essendo di nicchia, non vengono molto influenzate da questo tipo di fattori». I rallentamenti si sono visti invece su Istanbul: «I nostri clienti turchi, che volevano investire in nuove linee di produzione, hanno dovuto bloccare tutto perché non hanno acquisito commesse dai loro partner europei».

Anche in Russia, dove Pangborn era fortissima un tempo, dopo l'embargo è tutto bloccato. «Non girano soldi, e di conseguenza investimenti» spiega Boarino. Prospettive rosee invece per quanto riguarda l'Iran, dove l'azienda ha ripreso gli ordini «Dopo il crollo dell'embargo siamo stati richiamati da tutti i nostri vecchi clienti. L'Iran è un Paese dalla mentalità europea, amiamo lavorare con loro perché sono corretti. Essendo grandi produttori di mezzi pesanti ed auto, sarà molto interessante quando gli investimenti riprenderanno a pieno regime».

In preparazione all'evento del prossimo 25 novembre in programma a Milano sul tema "Quale export per il 2017", l'Industria meccanica ha creato un SONDAGGIO ad hoc per capire quali sono i temi più interessanti dal punto di vista delle imprese.

Ecco tutte le interviste ad alcune delle aziende che hanno risposto