#cambiamomarcia, 8 punti per il XXI secolo

Durante l'appuntamento di oggi, in cui il senatore Pietro Ichino ha spiegato agli imprenditori le novità del Jobs Act per l'industria meccanica, il presidente di Anima Sandro Bonomi lancia gli 8 punti del Manifesto per la Meccanica.

28 nov 2014

Durante l'appuntamento di oggi, in cui il senatore Pietro Ichino ha spiegato agli imprenditori le novità del Jobs Act per l'industria meccanica, il presidente di Anima Sandro Bonomi lancia gli 8 punti del Manifesto per la Meccanica.

La discussione su questi punti è aperta sui social tramite l'hastag #cambiamomarcia

1) Formazione specifica attraverso percorsi di alternanza scuola-lavoro in grado di formare concretamente i futuri tecnici, ingegneri e staff delle nostre aziende sulle necessità attuali dell'industria e non quelle di ieri o dell'altro ieri (la Germania fa scuola, imitiamola)

2) Orientamento culturale all'export: nuove professioni si affacciano nel panorama aziendale come le figure di export manager specializzati nella valorizzazione della manifattura, ad esempio. Ad oggi solo poche facoltà hanno indirizzi di Laurea su questo fronte. Che io sappia la sola Università Carlo Cattaneo di Castellanza, con la quale collaboriamo attivamente, ha un percorso di questo tipo.

3) Piena padronanza di almeno una lingua straniera e conoscenza, almeno di base, di una seconda lingua dei BRIC. La conoscenza dell'inglese oggi non è ancora garantita a sufficienza, ma abbiamo anche bisogno di avvicinarci a idiomi come il Mandarino e il Russo/Cirillico più di quanto potevamo immaginare fino a pochi anni fa.

4) Sinergia nella promozione delle iniziative sia per quanto riguarda le fiere in Italia, che vanno regolamentate per evitare inutili sovrapposizioni, sia per le fiere all'estero dove è necessario unire le tante eccellenze italiane in padiglioni tematici anziché dividerle in tanti provincialismi

5) Garanzia del Governo per esportazioni in Paesi a rischio attraverso Cassa Depositi e Prestiti. Molto spesso le nostre aziende devono rinunciare a commesse interessanti perché provengono da territori che Banche e Assicurazioni al credito non garantiscono dato il rating o le turbolenze sociali, spesso più temute che reali, del Paese in oggetto. Queste sono opportunità perse non solo dalle aziende ma anche dalla Politica estera italiana che potrebbe beneficiare di tante "teste di ponte" aziendali per costruire, o ricostruire, rapporti istituzionali e canali di scambio e cooperazione internazionale resi difficili dai cambiamenti che alcuni Paesi hanno vissuto negli ultimi anni.

6) Supporto alla filiera italiana che opera su commessa. Ad esempio attraverso la detassazione IVA per tutti i general contractor che utilizzano operatori e aziende della filiera produttiva nazionale per progetti in Italia così come all'estero. Replichiamo l'esempio delle ristrutturazioni edilizie che possono contare sull'Iva del 10% anziché del 22% e stanno dando al settore edile in Italia un minimo di respiro, nonostante il blocco dei consumi interni. Pensate a cosa potrebbe accadere se lo applicassimo a un settore che con enormi sforzi riesce ad essere ancora parzialmente competitivo, come quello dell'impiantistica e della progettazione, dove le nostre competenze sono ambite e richieste ma ormai hanno ridotto i margini ai minimi termini e non sono più in grado di fare investimenti: se lo facessimo potremmo assistere a un nuovo Boom industriale a livello di quello vissuto negli anni sessanta.

7) Favorire gli investimenti delle aziende italiane in Italia per produrre di più e meglio per il mercato nazionale, europeo ed estero. Attraverso la rottamazione delle tecnologie usate nell'industria riusciremmo ad avere impianti più efficienti da un punto di vista

o dei costi dell'energia, ad esempio grazie a impianti di climatizzazione industriale e di macchine utensili di nuova generazione;
o delle materie prime, utilizzando sistemi e macchinari più evoluti e ottimizzati
o della produttività, massimizzando la capacità di realizzazione di ogni singolo stabilimento

Oggi vendiamo le migliori soluzioni tecnologiche all'estero e produciamo con macchinari di venti o trent'anni fa. Il rischio di essere superati dai nostri stessi clienti è vicino e reale come dimostrano ogni giorno le economie dei Bric.
E' necessaria una nuova sinergia con Istituzioni ed Enti per costruire veri e propri Acceleratori d'Impresa su tutto il territorio nazionale. Cito ad esempio il protocollo d'intesa siglato da ANIMA con ENEA a partire dallo sviluppo delle tecnologie rinnovabili termiche che rappresentiamo. Grazie a questa partnership saranno sviluppate tutte le sinergie possibili per l'accesso a finanziamenti, ad analisi di mercato e di settore in Italia e a livello internazionale, oltre all'utilizzo da parte dei nostri associati di laboratori e strutture di una delle più grandi eccellenze della Ricerca e dell'Energia in Italia.

8) Sostenere le tecnologie Green in tutte le loro declinazioni a partire dalla diffusione nel mercato italiano per consentire alle aziende di arrivare a economie di scala che permettano di abbassare rapidamente il prezzo di questi prodotti e impianti rendendo possibile una loro diffusione su vasta scala. Gli incentivi del 65% per le tecnologie ad alta efficienza e del 50% per l'edilizia sono misure estremamente utili che hanno dimostrato negli anni una grande capacità di generare come effetti positivi minori costi energetici e lotta all'evasione fiscale, il tutto finanziato da un miglior gettito IVA per lo Stato. Questi provvedimenti possono creare nuova occupazione in Italia se e solo se sono stabilizzati almeno nel medio periodo. Un'azienda investe negli stabilimenti di quei Paesi dove può aspettarsi un andamento del mercato perlomeno stabile nei successivi 5/7 anni. Altrimenti investe per produrre in qualche altra parte nel mondo per servire quello specifico mercato. E nessuno potrà mai dare torto a questa azienda.

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