ANIMA: la nostra casa è solo Confindustria

Il Presidente di ANIMA, Sandro Bonomi, ha ribadito in una lettera aperta inviata ai giornali la fiducia del comparto della meccanica nel sistema confindustriale.

06 ott 2011

Il Presidente di ANIMA, Sandro Bonomi, ha ribadito in una lettera aperta inviata ai giornali la fiducia del comparto della meccanica nel sistema confindustriale.

Pubblichiamo di seguito il testo integrale della lettera inviata a i principali organi di stampa:

Caro Direttore,

ti sottopongo questa lettera, che ti chiedo di pubblicare sempre che tu lo ritenga opportuno, perché in questi giorni ho letto e sentito affermazioni e critiche non costruttive. Provo l'esigenza di condividere questo mio sentire con te e i tuoi lettori con l'auspicio che possa essere un contributo positivo per ritornare ad avere chiari i valori imprenditoriali e sociali che fanno di questo paese un grande Paese.

A valle della dura decisione della Fiat di uscire da Confindustria - rispetto la determinazione della Fiat che ha deciso di darsi connotazioni di multinazionale dell'automobile - ho letto sulla stampa considerazioni così intemperanti e intempestive, da parte del mondo politico ed ex-confindustriale, che non aiutano certo a fare chiarezza, né a mantenere il giusto profilo tra centri di comunicazione e di responsabilità di primo livello nel Paese, che non mi posso trattenere dal commentare e replicare.

Le reazioni di uomini politici alle scelte radicali di Marchionne, legittime per il mercato mondiale e globalizzato dell'automotive, anche se industrialmente e socialmente opinabili, stanno prendendo una china preoccupante. Per inciso, quanta Fiat resterà in Italia in futuro, dipende solamente da noi, dall'Italia e da chi la governa. Nelle dichiarazioni di Sacconi e di Brunetta, ma soprattutto in quelle di Guidalberto Guidi, vedo materia grave che può sobillare le masse di imprese di Confindustria e non. Faccio riferimento a Guidalberto Guidi, ex-vice presidente di Confindustria, che - non suoni come un auspicio - dichiara che all'uscita di Marchionne ne seguiranno altre: «Tutto il mondo della componentistica dell'auto, anzi tutta la metalmeccanica».

Poiché mi sento chiamato in causa, per quanto mi riguarda, posso dire che la meccanica italiana e' un elemento di grande competitività per il nostro Paese e resta ben presente in Confindustria e nel tessuto industriale nazionale. Continuerà cioè a investire, innovare e restare in Italia, con i propri imprenditori e lavoratori. Continua Guidi, affermando che l'uscita della Fiat da Confindustria «al di là del peso economico, é una lacerazione che lascerà al nuovo presidente di Confindustria dei problemi molto gravi da risolvere». In questo contesto molto deve cambiare, tutte le proposte concrete e propositive sono ben accette, non c'e più spazio per le mere parole e i personalismi.

L'economia reale sta attraversando un labirinto cruciale e questo e' il momento, per gli imprenditori e le imprese, di essere coesi, di restare uniti, così come e' unita Confindustria al suo interno, solidale e compatta con la Presidente Marcegaglia. Glielo hanno incondizionatamente confermato 10 giorni fa Giunta e Consiglio di Confindustria, se mai ce ne fosse stato bisogno. Il mondo dell'industria e degli imprenditori in generale, piccoli e grandi, soprattutto in questo momento, ha bisogno di esempi positivi e testimonianze che uniscano e che infondano fiducia e forza nei propri mezzi, oltre che speranza nel domani. Pur tra le difficoltà contingenti, di mercati e finanza, gli imprenditori nazionali, senza proclami, si sono da tempo rimboccati le maniche e stanno fronteggiando al meglio la crisi, reagendo con un elevato tasso di sopravvivenza e di novazione di imprese, pur senza pesare sul Paese, in termine di costi sociali ed occupazionali. E ciò è riconosciuto da economisti e politici.

Vorrei fare i miei Complimenti a Ferruccio De Bortoli per il suo editoriale del 5 ottobre "Il sipario strappato" è una parola chiara che condivido in toto, dette con voce alta, ferma e fuori dal coro, musica per le orecchie. Soprattutto lontano della mediocrità di stantie e ritrite verbosità, nel politichese di questi giorni, che oramai risulta incomprensibile e offensivo all'intelligenza degli elettori italiani. Anche la stampa può fare la sua parte facendo giornalismo con la G maiuscola.

La meccanica italiana ha bisogno di una moltitudine di uomini semplici, che continuano a svolgere con umiltà il proprio lavoro quotidiano, ma anche di lavoratori privati e pubblici, e di politici che operino per il bene comune, con etica e moralità, oltre che con lungimiranza, per dare speranza e umanità alle nuove generazioni di questo Paese. Di questi valori Confindustria è un esempio da ormai un secolo e per gli imprenditori italiani è tuttora motivo d'orgoglio farne parte.

Sandro Bonomi

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