Report "La pompa di calore, tecnologia chiave per gli obiettivi 2030"

Il 10 luglio assemblea e evento pubblico Assoclima per approfondire il tema

05 lug 2019

I grandi cambiamenti introdotti dal Piano nazionale integrato Energia e clima, relativi a metodi e quantità di produzione e consumo di energia, stanno coinvolgendo tutti i settori, dal residenziale al mondo industriale. Dal punto di vista dei costruttori di tecnologie è sempre più importante raggiungere (e superare) gli obiettivi posti dall'Ue entro il 2030. Efficienza e sicurezza energetica, utilizzo di fonti rinnovabili, mercato unico dell'energia: il cambiamento parte da qui.

Il settore residenziale, per esempio, è uno dei principali consumatori di energia in Italia. Analizzando la distribuzione per ciascuna fascia climatica si osserva che il 55% delle abitazioni sono collocate nelle aree più fredde, denominate zone E-F, e che il 60% delle abitazioni totali in Italia è costituito da appartamenti dotati di impianti di riscaldamento autonomi in edifici plurifamiliari. Di questi, le rilevazioni Istat per il 2013 indicano che il 3% utilizzano la pompa di calore come impianto principale di riscaldamento.

Queste premesse aiutano ad analizzare le vendite di pompe di calore in Italia, a oggi in larghissima maggioranza legate alla tecnologia aria-aria e con un principale scopo di raffrescamento; è da sottolineare però anche la crescita costante della tipologia aria-acqua (pompe di calore idroniche). In totale nel 2018 sono stati venduti 1,8 milioni di apparecchi per circa 8 GWt di capacità.

L'Italia, con il Piano nazionale integrato Energia e clima (Pniec), ha fissato come obiettivo per il 2030 di più che raddoppiare il contributo delle pompe di calore al consumo di energia rinnovabile termica; tale contributo costituirà inoltre l'85% dell'aumento dei consumi da fonti rinnovabili termiche necessario per raggiungere gli obiettivi posti dall'Unione Europea.

Nel Pniec si sottolinea che occorrerà agire nei consumi civili (residenziale e terziario), adottando una strategia di riqualificazione degli edifici con un ruolo fondamentale per le pompe di calore. L'effetto combinato dei miglioramenti di efficienza energetica e la sostituzione dei consumi per riscaldamento e Acs (acqua calda sanitaria) con l'utilizzo di pompe di calore previsto dal Pniec per il 2030 porterebbe a una riduzione delle emissioni di CO2 del settore civile del 39% circa rispetto al livello del 2005.

Questi obiettivi si traducono in circa 2,5 milioni di abitazioni con pompa di calore come impianto principale di riscaldamento al 2030, dalle 770.000 del 2017, di cui i tre quarti concentrati nelle abitazioni in edifici condominiali.

In termini economici è prevedibile una ricaduta economica positiva di circa 9,6 miliardi di euro per l'intera filiera, ed è su queste basi che Assoclima e Amici della Terra hanno organizzato una tavola rotonda con tutti gli attori coinvolti da questo grande cambiamento.

Durante la tavola rotonda dell'evento pubblico di Assoclima (10 luglio a Milano) si analizzerà il report e, in particolare con i relatori rappresentanti della filiera delle pompe di calore, si parlerà di tematiche legate al Pniec quali:

Aziende produttrici di pompe di calore: sono pronte a sostenere la crescita prevista? Con quali modalità?

Prospettive future in vista della presenza di nuovi attori all'interno della filiera;

Ruolo della tariffa elettrica, riforma in atto e sviluppi futuri;

Aumento dell'ambizione degli obiettivi al 2030 per le rinnovabili termiche e auspicabile superamento dell'inefficienza di alcune misure necessarie per il conseguimento degli obiettivi (si palerà anche di detrazioni fiscali e incentivi);

Promozione dell'elettrificazione dei consumi per migliorare la qualità dell'aria nelle aree urbane;

Ruolo dei cittadini e piccole-medie imprese: protagonisti della trasformazione energetica, non soltanto finanziatori.

Energia, Industria, Assoclima