Cosa sono i Raee, perché riciclarli e quali sono gli obblighi normativi
17 mar 2017
Marta Macchi, Sabrina Suardi – Gruppo Safe Consorzi Ecoped, ecoR'it, Ridomus ed Ecopower
Articolo pubblicato su L'Industria Meccanica n. 707
In Italia sono oltre 200 milioni i Raee dimenticati, ossia tutti quei rifiuti, piccoli o grandi, derivanti da apparecchiature elettriche ed elettroniche che, non più utilizzate, vengono abbandonate nei cassetti, nelle cantine o in scatoloni riposti in soffitta. Si tratta di apparecchi non più funzionanti o tecnologicamente obsoleti come cellulari, computer, frullatori, sveglie, frigoriferi, lavatrici, televisori, stampanti, tostapane, rasoi, piastre per capelli, ferri da stiro, robot, bilance, lampadine, aspirapolvere, mezzi industriali e molto altro ancora.
Spesso questi rifiuti vengono smaltiti in modo non corretto, con conseguenze altamente pericolose per l'ambiente e per l'uomo. Ogni rifiuto elettrico o elettronico, infatti, contiene al suo interno sostanze dannose che possono causare danni enormi. Solo alcuni esempi. Clorofluorocarburi: presenti nei frigoriferi, congelatori e condizionatori. Raggiungono la stratosfera distruggendo la fascia di ozono, aumentano il rischio di tumori alla pelle, malattie degli occhi e indebolimento del sistema immunitario. Piombo: contenuto nelle saldature degli apparecchi, può provocare effetti tossici acuti e cronici sulle piante e sugli animali, e nell'uomo gravi danni al sistema nervoso e danni vascolari. Cadmio: si trova in componenti, semiconduttori, tubi catodici di vecchio tipo e può portare a danni irreversibili ai reni, danneggiamento del sistema osseo e disturbi della crescita. Ed è, soprattutto, altamente cancerogeno. Mercurio: si trova in termostati, sensori, interruttori, attrezzature medicali e cellulari; viene assorbito facilmente dagli organismi e trasferito, tramite i pesci, nella catena alimentare. Nell'uomo provoca danni al cervello, al coordinamento e al bilanciamento. Terrificante, no?
Ma i Raee contengono anche materie prime riciclabili o nobili, che possono essere recuperate e riutilizzate, creando così nuove risorse in grado di costituire la base dell'economia circolare del paese. Ecco perché è importante smaltire correttamente i Raee. Come? Se per i cittadini esistono differenti modalità di riciclo (isole ecologiche, "uno contro uno", "uno contro zero", Raee coupon), la questione diviene più articolata quando si parla di aziende produttrici di rifiuti.
Modalità di smaltimento per le aziende e obblighi per i produttori
Le aziende, infatti, hanno l'obbligo di smaltire – secondo normativa in vigore – i Raee generati dalle proprie attività in maniera individuale organizzando, quindi, un sistema autosufficiente o affiancandosi a un consorzio per disporre il ritiro delle apparecchiature giunte a fine vita. L'aumento esponenziale della quantità di apparecchiature obsolete e l'insufficiente tasso di riciclo hanno sollevato gravi problemi nella gestione dei rifiuti, permettendo alla criminalità di proliferare e dando vita a traffici illegali e discariche a cielo aperto con tutto ciò che ne consegue. Questi i principali temi ai quali cerca di rispondere la normativa in vigore (Decreto Legislativo 14 marzo 2014, n. 49) mediante l'implementazione di politiche volte al riuso e al riciclo delle Aee e delle loro componenti. Tuttavia, gli ambiziosi obiettivi previsti sarebbero difficilmente raggiungibili senza il contributo essenziale di una cittadinanza attiva.
A questo proposito entrano in gioco i produttori e/o importatori di Aee che hanno l'obbligo di garantire una corretta informazione verso i consumatori circa la necessità di non smaltire i Raee come rifiuti urbani misti ma di raccoglierli separatamente attraverso i sistemi di raccolta esistenti. Ecco perché la normativa, in applicazione del principio "chi inquina paga", cardine della politica ambientale a livello internazionale, trasferisce sui produttori di Aee la responsabilità di organizzare e finanziare la corretta gestione dei Raee. Da ciò discendono diversi obblighi, tra i quali:
• progettare le apparecchiature in modo che possano essere riutilizzate o riciclate;
• iscriversi al Registro Aee – registro nazionale dei produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche – comunicando annualmente, in genere entro il 30 aprile, l'immesso sul mercato italiano dell'anno precedente;
• marcare i prodotti in modo da consentire l'individuazione del produttore e apporre il simbolo del "cassonetto barrato" (simbolo previsto dalla Norma EN 50419) per facilitarne la raccolta differenziata;
• garantire il ritiro del rifiuto, a fronte dell'acquisto di una nuova apparecchiatura (ritiro "uno contro uno"), anche agli utenti professionali.
Si tratta di un sistema in continuo sviluppo tanto che, il 17 giugno 2016, proprio a garanzia dei produttori che adempiono correttamente a quanto richiesto dalla normativa, è stato istituito il sistema dei controlli attraverso l'entrata in vigore del tanto atteso Decreto Tariffe. La norma richiede il versamento annuale, entro il 30 settembre, delle tariffe calcolate sulla quota di mercato di ogni produttore, a copertura degli oneri connessi al funzionamento degli organismi di vigilanza. Un puzzle, quindi, che si sta completando di tutti i suoi pezzi.
Il quadro subirà ulteriori cambiamenti da agosto 2018, data in cui entrerà in vigore l'Open scope, che prevede l'estensione del campo di applicazione a tutti gli apparecchi elettrici ed elettronici salvo le esclusioni esplicite previste dalla norma. Anche molte aziende, che fino a oggi non erano vincolate a tali adempimenti, saranno chiamate a rispondere in tema di Raee. A partire dal 2018 due saranno quindi le principali domande che una qualsiasi azienda dovrà porsi: quali prodotti entreranno nel campo di applicazione? Quali saranno gli obblighi per la mia società, impresa, ente? Questioni a cui i consorzi sapranno e dovranno rispondere fornendo consulenza tecnico normativa.
Il tema è di grande attualità e richiede impegno da parte di tutti i soggetti coinvolti al fine di contrastare con ancora più efficacia fenomeni che vedono, accanto a una industria del recupero e riciclo virtuosa e in rapida crescita, anche un mercato illegale che alimenta le discariche del sud del mondo e non solo. La non corretta gestione dei Raee genera solo in Italia la presenza di circa 300 discariche illegali di rifiuti ormai privi dei componenti valorizzabili e che, a contatto con il terreno, rilasciano componenti altamente tossici sia per l'ambiente sia per tutti noi. E anche da qui, ahimè, passa il futuro del pianeta.
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