Adeguata la Norma sull'acciaio inox a contatto con gli alimenti

Obbligava a effettuare prove di cessione a 100 gradi

09 feb 2016

Un inizio 2016 positivo, per la coltelleria. Almeno sul fronte normativo. È stato modificato l'obbligo di effettuare prove di cessione a 100 gradi centigradi per gli articoli da taglio in acciaio inox (art 37 dm21/3/73), portando la soglia a 70 gradi. In questo modo ci si avvicina alle reali condizioni di impiego di questi oggetti: anche nelle ipotesi di massimo stress dell'utensile, infatti, non si arriva mai a temperature superiori ai 30-40 gradi.

Il vantaggio per le aziende sta nell'aver eliminato l'incertezza che regnava in questo settore ormai da più di 40 anni. Pur utilizzando materiali rigorosamente all'interno della lista positiva degli acciai, infatti, a volte si ottenevano risultati di non conformità della prova.

Questo perché la prova era superiore rispetto alle reali condizioni di utilizzo dell'oggetto: il collaudo risultava perciò spesso distruttivo e fuorviante per determinare correttamente l'adeguatezza del prodotto alle norme. La prova a 100 gradi, infatti, può provocare nei coltelli una cessione di cromo, nickel o manganese anomala. Situazione che non si verifica neanche nelle peggiori condizioni d'uso e può anzi risultare differente tra due prodotti dello stesso tipo, realizzati dalla medesima lastra di acciaio.

«Per garantire la massima tutela della sicurezza alimentare per i consumatori una prova a 100 gradi era totalmente inutile. Ma oltre all'inutilità si aggiunge la beffa per noi italiani» chiarisce Geremia Paolucci, Responsabile Amministrativo di Coltellerie Paolucci, socio Fiac e promotore dell'iniziativa. «La norma, infatti, deve essere applicata solo ai prodotti realizzati nel nostro Paese o importati da aziende italiane, mentre i prodotti importati da aziende dell'Unione Europea e dalla Turchia non devono sottostare a questa norma ma solo esibire la certificazione rilasciata dalle autorità del proprio Paese». Un aggravio normativo che si traduce in minore competitività delle nostre imprese rispetto ai competitor stranieri.

«Negli altri mercati le prove di questo tipo sono molto più vicine alle condizioni di reale utilizzo del prodotto. Pur mantenendo ampiamente le condizioni di sicurezza risultano meno restrittive sia dal punto di vista dei gradi centigradi che dei limiti sulla presenza di metalli pesanti come ad esempio il cromo» afferma Liberato Paolucci, Ad Coltellerie Paolucci.

Il prossimo passo potrebbe essere la standardizzazione dei protocolli di analisi e l'apertura agli Enti di Certificazione accreditati, pubblici e privati, per consentire la velocizzazione delle procedure e una conseguente riduzione dei costi per le aziende produttrici.

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