Russia e sanzioni: quanto perde la meccanica italiana

La politica estera si intreccia con l'industria

12 nov 2015

c.f.

La politica estera si intreccia con l'industria. Ecco quanto sta perdendo la meccanica italiana in Russia. Ed è solo l'inizio.

Giugno 2015. G7 di Schloss Elmau. Vladimir Putin non è fra gli invitati al vertice dei capi di Stato e di governo. Il presidente Usa Barack Obama: «Se non si rispettano gli accordi per la pace in Ucraina restano le sanzioni alla Russia». Pochi giorni dopo la conferma: sanzioni prorogate fino a gennaio 2016.

Un passo indietro per capire come si è arrivati fin qui. Marzo 2014: con una mossa a sorpresa il Cremlino strappa la penisola della Crimea al controllo dell'Ucraina. Le reazioni di Stati Uniti e Unione Europea sono immediate: vengono cancellati i visti di alcuni personaggi non graditi, e viene impedito alle aziende russe di finanziarsi sui mercati occidentali. In risposta, Mosca vieta con un embargo le importazioni di molti prodotti alimentari dall'Europa.

Ora il mantenimento della pressione sulla Russia fino alla completa attuazione degli accordi di Minsk (i protocolli per la pace in Ucraina) provoca ulteriori difficoltà per il prodotto interno lordo russo. Tanto più che l'economia di Mosca è basata in gran parte sulla vendita di gas e petrolio, e il tracollo del prezzo del greggio, da quasi un anno ormai fermo intorno ai 50 dollari al barile, ha ulteriormente aggravato la situazione generale. Ma in questo scenario da guerra fredda, i temi legati alla politica estera e alla sicurezza si intrecciano con l'economia industriale europea. Europea ma soprattutto italiana.

Siamo (o eravamo) il terzo partner commerciale europeo della Russia, e il quarto a livello mondiale. E la perdita in esportazioni non impatta solo sul settore alimentare, ma colpisce direttamente la meccanica italiana.

Dai dati elaborati dall'Ufficio studi di Anima/Confindustria si può avere un'idea del valore dell'export dei prodotti della meccanica varia e affine verso la Federazione Russa. Alla conclusione del 2014 si è registrata una diminuzione delle esportazioni rispetto al 2013 pari al 9%. Si avverte l'effetto delle sanzioni. Ma sarà sicuramente maggiore nel 2015. È certo però che dal 2009 e fino al 2013 le esportazioni verso la Federazione russa erano sempre in crescita alla fine di ogni anno, mentre nel 2014 si registra un improvviso cambio di tendenza. Interessante poi analizzare il calo settore per settore (tabella 1). Fra settori più colpiti macchine edili, stradali e minerarie, ma anche posateria e macchinari di saldatura e taglio, che perdono tutti il 33% dal 2013 al 2014. Importante anche il calo (-27%) della caldareria, che ha perso quasi 50 milioni di euro. Lo scenario peggiore, tuttavia, non riguarda solamente la perdita del valore economico dell'export. Nel medio-lungo termine, infatti, il ruolo dell'industria italiana in Russia, da tempo apprezzato per l'alta qualità dei suoi prodotti, può essere con troppa facilità scalzato da altri produttori, magari asiatici, rendendo il danno ancora più preoccupante per un'industria come la nostra, che con un mercato domestico piatto, vive da anni soprattutto di export.

L'articolo è pubblicato sul n. 699 della rivista

Energia, Edilizia, Alimentare, Movimentazione e logistica, Sicurezza e ambiente, Industria varia, Economia, russia