Lavoro al femminile: cresce l’occupazione, ma il gap resta profondo
Negli ultimi anni l’occupazione femminile in Italia ha registrato segnali positivi, ma il divario con gli uomini e con la media europea resta ancora profondo.
di Lucrezia Benedetti
Negli ultimi anni l’occupazione femminile in Italia ha registrato segnali positivi, ma il divario con gli uomini e con la media europea resta ancora profondo.
di Lucrezia Benedetti
Secondo quanto riportato da un’analisi congiunta CNEL-ISTAT “Il lavoro delle donne tra ostacoli e opportunità”, il tasso di occupazione femminile è aumentato di 6,4 punti percentuali tra il 2008 e il 2024, ma permane una distanza strutturale rispetto agli altri Paesi europei. Nello stesso periodo, ad esempio, l’occupazione femminile nella fascia over 50 è cresciuta di quasi 20 punti, mentre tra le giovani tra i 25 e i 34 anni l’incremento si è fermato appena a 1,4 punti. Un dato che suggerisce quanto le difficoltà per le donne in età fertile siano ancora molto forti, probabilmente legate al tema della maternità e alla carenza di politiche di conciliazione tra lavoro e vita privata.
Secondo l’ISTAT, nel primo trimestre 2025 il tasso di occupazione complessivo è salito al 62,5%, con un aumento tendenziale di 432mila occupati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tuttavia, a fronte di questo miglioramento generale, la composizione del mercato del lavoro continua a penalizzare le donne: solo il 53,9% delle occupate ha un impiego “standard”, ossia stabile o autonomo con dipendenti, mentre per gli uomini la percentuale
sale a circa il 70%. La vulnerabilità occupazionale colpisce in particolare le giovani, le donne del Sud e quelle con basso livello di istruzione. A preoccupare è anche la persistenza del part-time involontario, che riguarda una larga fetta della forza lavoro femminile, con ricadute negative in termini di reddito, carriera e pensione futura. In un contesto in cui la crescita dell’occupazione femminile è fondamentale per sostenere l’economia e
contrastare il calo demografico, il superamento di questi ostacoli dovrebbe
diventare una priorità. Il divario con la media europea, che si attesta intorno
ai 12,6 punti percentuali, rende evidente quanto lavoro resti ancora da fare. È necessario investire in politiche attive del lavoro, welfare familiare e parità salariale per costruire un mercato del lavoro più equo e inclusivo.