Fatturato giù e danno di immagine. Gli effetti dell’epidemia Covid-19 sull’industria italiana
Un’analisi di Confindustria basata sulle risposte di 3200 aziende evidenzia le difficoltà di molti settori. Il manifatturiero uno dei più colpiti
Redazione
Un’analisi di Confindustria basata sulle risposte di 3200 aziende evidenzia le difficoltà di molti settori. Il manifatturiero uno dei più colpiti
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I danni del Coronavirus si ripercuotono in larga scala sull’economia italiana. Molti imprenditori hanno visto materializzarsi la preoccupazione manifestata già durante la diffusione dell’epidemia in Cina.
Un’analisi eseguita da Confindustria prende in considerazione circa 3200 aziende, dandoci un chiaro segnale di come venga avvertita l’emergenza su scala territoriale e settoriale: il 65% del campione ha registrato impatti sulla propria attività a causa della diffusione del Covid-19 in Italia. Una media sollevata da Lombardia e Veneto, dove il 70% delle imprese rivela di avere subito danni.
Entrando nell’analisi
Da questa situazione di crisi è nata l’esigenza di Confindustria di avviare un’indagine - tramite un questionario online - per rilevare la percezione del danno subito dalle imprese italiane. Molte risposte al questionario sono arrivate dalle regioni con zone interessate dall’epidemia: 2 partecipanti su 3 operano in Lombardia, Piemonte, Veneto o Emilia Romagna.
Alloggio e ristorazione sembrano essere i settori più colpiti - il 99% ha segnalato di aver subito effetti negativi –, poi le attività legate ai servizi di trasporto. Per la manifattura, il 60% delle imprese intervistate ravvisa degli effetti negativi.
La diffusione del Covid-19 in Italia sta causando soprattutto danni relativi al fatturato delle aziende, come indicato dal 27% del campione; il 6% ha subito effetti legati al danno degli input produttivi, mentre il 20% dei rispondenti ha sperimentato problemi di entrambi i tipi.
Due imprese su tre hanno registrato impatti negativi sulla propria attività a causa della diffusione del Coronavirus
Per quanto riguarda il fatturato, se il 35% delle imprese che ha partecipato all’indagine rivela di non avere subito danni, circa un quarto del campione ritiene di avere subito impatti trascurabili o gestibili attraverso piccoli aggiustamenti del piano aziendale. Il 17% delle imprese ravvede invece che i danni siano stati significativi perché implicheranno la riorganizzazione del piano aziendale.
Quasi 1 impresa su 10 teme di non poter raggiungere gli obiettivi per l’anno in corso, se non addirittura di dover ricorrere a ridimensionamenti della struttura aziendale. Va sempre considerato il fattore dell’elevata incertezza, che ha portato molte imprese a non rispondere. Il 5% dei rispondenti dichiara di aver dovuto già ricorrere all’uso della cassa integrazione ordinaria a seguito della diffusione del Covid-19.
Un’impresa su quattro ha subito danni per mancata partecipazione (o cancellazione) di fiere ed eventi promozionali: viene in aiuto un fondo previsto dal ministero degli Affari esteri, per rimborsare il 100% delle spese sostenute dalle aziende per la partecipazione – mancata – alle fiere al di fuori dell’Italia.
In generale, circa il 60% delle risposte proviene da aziende che si occupano di attività manifatturiere. Di queste, 4 su 10 fanno parte del settore alimentare, produzione e lavorazione del metallo (esclusi macchinari) o macchinari.
Un danno al Made in Italy
Il mondo intero sta osservando l’Italia. Molte imprese indicano infatti la probabilità che nel lungo e medio periodo si verifichi un danno di immagine e della reputazione del Paese.
Nel documento di Confindustria si legge «Le aziende ritengono che il diffondersi del virus stia generando un calo di fiducia nel sistema del Made in Italy, da cui ne conseguirebbe la percezione di inaffidabilità dei nostri prodotti e la perdita di competitività delle nostre aziende. A questo si collega la particolare sensibilità dimostrata dai nostri imprenditori in merito alla limitazione della mobilità internazionale, all’isolamento e alla discriminazione che i paesi stanno mettendo in atto nei confronti dell’Italia. Soprattutto identificano la difficoltà nell’incontrare clienti, fornitori e personale estero». A cui segue anche l’interruzione dei rapporti commerciali, che genera una serie di problematiche logistiche tra le quali la difficoltà di circolazione dei dipendenti delle aziende e delle merci, necessaria a garantire il rispetto dei tempi di spedizione e di consegna – e i ritardi provocano uno slittamento dei termini di pagamento.
Nella meccanica – e non solo – viene poi messa in luce la difficoltà di approvvigionamento di materie prime e di semilavorati, elementi fondamentali della produzione industriale sul quale si basano i cicli di lavorazione e le strategie di produzione.
Tra le risposte al sondaggio di Confindustria, quella relativa al personale rivela che «sul piano interno emerge la criticità a gestire il personale, legata alla paura dei dipendenti che genera molto spesso assenteismo». Emerge inoltre il problema del personale bloccato all’estero e delle aziende alle quali viene richiesta una garanzia dello stato di salute dei propri dipendenti da parte di clienti stranieri.
In generale, il rallentamento e il blocco delle attività produttive hanno portato alla perdita di commesse a vantaggio di competitor europei, con una conseguente minore propensione agli investimenti esteri. Annullamenti, blocchi e rinvio di ordini sono sempre più frequenti. Se questa situazione di emergenza e d’incertezza dovesse durare ancora a lungo in Italia, il rischio è un congelamento delle iniziative imprenditoriali.