Il mondo dell'acciaio tra spinte opposte
Attraverso le analisi di mercato, l’Ufficio Studi di Siderweb ha descritto i trend che stanno caratterizzando il mercato siderurgico negli ultimi anni, tra crisi pandemica e caro energia.
di Elena Prous
Attraverso le analisi di mercato, l’Ufficio Studi di Siderweb ha descritto i trend che stanno caratterizzando il mercato siderurgico negli ultimi anni, tra crisi pandemica e caro energia.
di Elena Prous
Gli squilibri economici e geopolitici che stanno gravando sulle imprese non risparmiano il mondo dell’acciaio italiano ed europeo, attore fondamentale nella catena di fornitura dell’industria meccanica, come confermano gli studi di Siderweb.
Come per altri comparti, il rallentamento della filiera siderurgica è antecedente allo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina, ma la congiuntura tra crisi pandemica, caro energia e guerra ha portato il settore a uno stallo caratterizzato da forte incertezza.
Il 2022 è stato un anno complesso per il mercato dell’acciaio, con un’alternanza di alti e bassi. Attraverso le analisi di mercato, l’Ufficio Studi di Siderweb ha individuato alcuni trend di medio e lungo termine che hanno caratterizzato la siderurgia europea nell’ultimo periodo, per meglio capire come la pandemia, il caro energia e il conflitto in Ucraina abbiano inciso e incideranno sulla filiera.
Il trend macro-economico
Partendo dai fenomeni macro-economici, si osserva come gli ultimi tre anni abbiano visto un netto cambio di rotta da parte dell’Unione europea, con l’abbandono delle politiche di austerity sui vincoli di bilancio. La spinta di cambiamento va ricondotta da un lato all’inflazione dell’eurozona, attualmente attestata sul numero record del 9%, che rende impossibile tenere i tassi negativi, e dall’altro alla decisione dell’UE di cercare di alimentare l’economia europea anche a debito per superare la crisi pandemica iniziata nel 2020.
Green economy
Un altro cambiamento di grossa portata riguarda la green economy, che insieme a digitalizzazione, salute, istruzione e diritti dei cittadini è al centro dei progetti e degli investimenti europei. Ma con le gravi incertezze degli ultimi tempi, prime fra tutte la crisi energetica e la mancanza di combustibili fossili, l’Unione europea sembra aver fatto un passo indietro su questo tema, almeno nel breve periodo.
Assistiamo a una ripresa della produzione di energia elettrica da carbone, dettata dalla necessità nel breve termine di non provocare gravi interruzioni nella fornitura alle industrie e ai cittadini. Il passaggio a un’economia green riguarda da vicino la siderurgia, un settore responsabile del 5% del totale di emissioni di CO2 a livello mondiale, con l’obiettivo al 2050 di arrivare a un’emissione, almeno in Europa, pari a zero.
Il settore siderurgico è responsabile del 5% del totale di emissioni di CO2 a livello globale
Per arrivare a questo obiettivo sarà necessario un ammodernamento delle tecnologie, e in attesa di questi balzi in avanti, a cui potrà contribuire la produzione da idrogeno, una strada che è stata identificata consiste nel passaggio da una produzione da altoforno a una quota sempre maggiore di produzione a forno elettrico, che genera circa un decimo delle emissioni rispetto al primo.
Ma, ovviamente, il forno elettrico è molto più suscettibile ai costi energetici. La prospettiva quindi è che il processo sia posticipato, o che si riesca a ridurre le emissioni riducendo la produzione.
Reshoring
Un altro trend che ha interessato il mercato è il reshoring, un processo inverso rispetto alla delocalizzazione che ha caratterizzato i primi anni 2000. Il progressivo passaggio da una filiera lunga a una corta risale al 2020, quando la pandemia ha imposto alle imprese di accorciare geograficamente la catena per ovviare alla carenza di microchip, materie prime, e alle difficoltà e i ritardi legati ai trasporti.
Questo processo oggi è a rischio, perché il caro energia ha un forte impatto sulle industrie di trasformazione, e proietta l’ombra lunga della chiusura di molte imprese del commercio e dell’industria. Con conseguenti impatti anche sulla siderurgia: se si avverassero le peggiori previsioni, ne seguirebbe che forse alcuni elementi di fornitura potrebbero spostarsi fuori dall’Europa.
Regionalizzazione del mercato
L’ultimo trend analizzato riguarda la cosiddetta regionalizzazione del mercato. Da metà degli anni ’10, con il forte aumento dell’export dell’acciaio dalla Cina, si è assistito a un processo di chiusura progressiva da parte dei mercati europei e americani con introduzione di dazi sulle importazioni di acciaio.
Questo innalzamento di barriere all’import e all’export ha portato alla creazione di mercati regionali, grandi macro blocchi regolati da singole dinamiche interne. Anche questo assetto è a rischio. L’Unione europea negli ultimi mesi è diventata il mercato siderurgico più caro al mondo, con la conseguente apertura della possibilità di import per alcuni prodotti. Anche in questo caso, resta da vedere se le decisioni politiche riusciranno a tutelare la manifattura interna.
Le decisioni politiche potrebbero intervenire sui trend, a tutela della manifattura europea e italiana
La crisi dell’energia ha un impatto devastante sul mercato, che si trova in balia di forze opposte che spingono i prezzi verso il basso, come il consumo reale basso e la produzione siderurgica calata, o verso l’alto, tra cui la scarsità delle scorte, la pressione dei costi e la previsione positiva sulla domanda reale. Si fronteggiano quindi questi due set di forze, e non è ancora chiaro quale prevarrà.
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