Le aziende associate Ucomesa continuano a lavorare per lo sviluppo e la crescita del comparto

Per rilanciare l’economia e agevolare il recupero delle imprese italiane dopo il periodo di fermo imposto dal lockdown, a livello europeo, ma non solo, sono state applicate una serie di misure. Ma come hanno vissuto i mesi di blocco forzato le aziende associate a Ucomesa, associazione federata Anima che riunisce le aziende italiane che costruiscono impianti e macchinari per l'edilizia?

di Lucrezia Benedetti

NEWS

22 nov 2021

A parlarci del biennio passato e delle prospettive per il 2022 è Renzo Comacchio, Presidente della Comacchio Srl. «Il 2021 si sta chiudendo con un segno nettamente positivo. Abbiamo registrato un aumento della produzione rispetto all’anno precedente. Possiamo dire che l’andamento del mercato è stato positivo per noi durante tutto il biennio, con un buon apporto di ordini sia per quanto riguarda il mercato nazionale, sia quello internazionale, nel quale la nostra azienda realizza circa l'80% del proprio fatturato».

Prosegue il presidente parlando delle prospettive per il prossimo anno «Dal 2022 ci aspettiamo una prosecuzione di questo trend, tanto è vero che ad oggi abbiamo acquisito già oltre un terzo del volume di ordini che abbiamo registrato nel 2021. Per far fronte a questa crescente richiesta da parte della nostra clientela stiamo potenziando la nostra capacità produttiva con l’ampliamento di uno dei due stabilimenti e investendo sui nostri servizi dedicati al post-vendita. Stiamo anche esplorando nuovi settori, come quello dell’industria mineraria, dove registriamo un certo successo. Inoltre la nostra azienda ha una forte vocazione all’export, siamo presenti in tutti i continenti e puntiamo anche a rafforzare questa presenza nei prossimi anni. Nei principali mercati operiamo tramite dei rivenditori locali, alcuni dei quali sono legati a noi da oltre vent’anni.

Ma come state gestendo il problema delle materie prime? «Il problema degli approvvigionamenti è quello che stiamo sentendo maggiormente in questo momento. I ritardi nelle consegne da parte dei nostri fornitori ci stanno mettendo nelle condizioni di non riuscire a rispettare gli impegni presi con i nostri clienti». A questo vanno aggiunti i maggiori costi di produzione che un po’ tutti i settori stanno registrando a seguito degli aumenti eccezionali dei prezzi di materie prime e componenti, aggravati dai disservizi logistici causati da questa inaspettata ripresa.

Come supporto, invece, nei momenti di chiusura forzata, le istituzioni sono riuscite a sostenere le imprese? «Noi non abbiamo avuto necessità di supporto economico come molte altre attività. Tuttavia ci siamo trovati a dover affrontare una situazione d’emergenza senza precedenti e l’assistenza e consulenza fornite dalle associazioni di categoria sono state molto importanti in questo frangente».

Guardando avanti, ora, l’arrivo del Recovery Fund sta dando un grande impulso all’economia in generale, anche il vostro settore ne sta beneficiando? «Gli investimenti in grandi opere, soprattutto nelle infrastrutture, stanno creando fermento nel settore e le aziende nostre clienti stanno investendo in macchinari e attrezzature anche grazie ad alcune politiche di incentivazione fiscale che il governo ha introdotto negli ultimi tempi come il Piano Industria 4.0». Prosegue sempre il presidente «Quello che forse più manca in questo momento è una visione più ampia, la capacità di inserire questo progetto rivolto a una “rinascita” dell’Italia in un più vasto progetto europeo. Non basta attuare delle politiche pensate per i singoli stati membri, occorre pensare ad un profondo processo di integrazione che possa portare l’Europa ad una vera unità politica ed economica, partendo da misure di carattere industriale e fiscale».

Per quanto riguarda invece le misure che si vedranno concretizzate nel 2022, come sta reagendo il settore? «Il Pnrr, e in particolare quella parte che prevede la costruzione e la riqualificazione di infrastrutture, come dicevo prima, sta avendo un impatto positivo sul nostro settore. È da anni che si parla della necessità di interventi sia di tipo strutturale, volti cioè a mettere in sicurezza da frane o a ridurre il rischio di allagamento, sia non strutturale, concentrati sul mantenimento del territorio, sul monitoraggio e sulla prevenzione e penso che il Pnrr possa essere una grande occasione di svolta. Chiaramente noi beneficiamo indirettamente da questi investimenti, in quanto fornitori di imprese che realizzano opere specializzate di ingegneria civile quali fondazioni, consolidamenti, ripristino e messa in sicurezza del territorio».

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